Nei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC), l’efficacia del vaccino potrebbe essere influenzata dallo stato della malattia. Le prime cellule del sistema immunitario che di solito sono coinvolte nello sviluppo dell’immunità a seguito della somministrazione di un vaccino sono proprio i linfociti, le cellule colpite dalla LCC.
A fare chiarezza su questa eventualità è lo studio del gruppo di ricercatori coordinati da Paolo Ghia, ricercatore presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
La leucemia linfatica cronica (LLC) è un tumore dei globuli bianchi che colpisce i linfociti, le cellule che aiutano l’organismo a combattere le infezioni. Fa parte del gruppo di malattie chiamate Sindromi linfoproliferative croniche. La LCC è caratterizzata da un accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici, come linfonodi e milza. Nel periodo pandemico che stiamo ancora vivendo, per i pazienti affetti da LLC il rischio di contrarre COVID-19 in una forma più grave e potenzialmente mortale è molto più alto della norma. Inoltre, avendo un sistema immunitario compromesso, per questi pazienti l’adesione al piano vaccinale contro il SARS-CoV-2 è sempre molto difficile.
Ad oggi, la maggior parte dei pazienti onco-ematologici sono stati esclusi da studi clinici effettuati per il vaccino contro il virus della COVID-19.
Per comprendere meglio l’efficacia dei vaccini a mRNA contro il SARS-CoV-2 nei pazienti affetti dalla leucemia linfatica cronica è stato progettato uno studio clinico a cui hanno partecipato 167 pazienti.
Dopo aver ricevuto le due dosi di vaccino a distanza di 21 giorni l’una dall’altra, i pazienti hanno rivelato un tasso di risposta anticorpale del 39,5%. Per valutare la differenza e l’incidenza della leucemia su questo risultato, è stato fatto un confronto tra 52 pazienti con LLC e 52 soggetti di controllo sani, di pari sesso ed età.
Il tasso di risposta anticorpale registrato nelle persone affette da LLC è risultato del 52% contro il 100% di quello dei soggetti sani. Questi numeri si traducono in una riduzione significativa della produzione di anticorpi indotta dal vaccino nei pazienti con leucemia linfatica cronica.
Le cause alla base della scarsa risposta immunitaria al vaccino di questi pazienti sono multifattoriali e, spesso, attribuite non solo all’alterazione del sistema immunitario provocata della leucemia, ma anche all’immunosoppressione indotta dalla terapia antitumorale che il paziente segue. Per questo motivo la risposta anticorpale potrebbe variare anche in base alla fase della terapia in cui si trova il paziente. Dallo studio emerge una risposta anticorpale ancora più bassa in quei pazienti che erano in corso di terapia al momento della vaccinazione.
I dati suggeriscono di considerare attentamente il momento in cui si decide di far vaccinare questi pazienti, e di tener conto dell’andamento della terapia antitumorale oltre al progresso della malattia stessa.
La ricerca ha svolto inoltre un’analisi multivariata che prende in considerazione anche fattori indipendenti, come l’età e il sesso dei pazienti. La miglior risposta anticorpale è stata attribuita ai pazienti più giovani, con una preponderanza verso il sesso femminile. Lo studio suggerisce come la risposta anticorpale contro SARS-CoV-2 indotta dalla vaccinazione ad mRNA nei pazienti con LLC sia considerevolmente compromessa e influenzata, oltre che dal sesso maschile e dall’età avanzata, anche e soprattutto dall’attività e dal trattamento della leucemia.
Alla luce di queste informazioni, rimane di estrema importanza per i pazienti con LLC che hanno già fatto il vaccino la continua adesione alle misure preventive, come l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e la vaccinazione delle persone con cui sono a stretto contatto.
I futuri studi sull’efficacia del vaccino contro il virus della COVID-19 dovranno aggiungere nuove informazioni riguardo alle vaccinazioni per i pazienti affetti da LLC.