La sopravvivenza globale in pazienti con mieloma multiplo trattati con daratumumab in combinazione con bortezomib, melfalan e prednisone è significativamente migliore.
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Lo studio Alcyone-uno studio multicentrico, randomizzato, in aperto e di fase III-ha valutato l’efficacia e la sicurezza del trattamento con daratumumab in combinazione con bortezomib, melfalan e prednisone in pazienti affetti da mieloma multiplo non eleggibili per il trapianto di cellule staminali.
I risultati preliminari dello studio avevano già mostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione rispetto ai pazienti trattati solo con bortezomib, melfalan e prednisone.

Una recente analisi ha mostrato che nei pazienti trattati anche con daratumumab si registra un miglioramento della sopravvivenza globale dopo un follow-up a 36 mesi. I risultati sono stati pubblicati recentemente su The Lancet.

Il mieloma multiplo è un tumore ematologico che causa la proliferazione incontrollata delle plasmacellule, cellule del midollo osseo deputate alla produzione di anticorpi. Per i pazienti che necessitano di un trattamento sono disponibili due opzioni: il trapianto di cellule staminali autologo, in cui le cellule sono del paziente stesso, e la terapia farmacologica. ( Vai alla pagina dedicata al Mieloma Multiplo).

Non sempre il trapianto è possibile, occorre tenere conto anche dell’età del paziente e della presenza di comorbilità. E il mieloma multiplo è una malattia che, in molti casi, può colpire anche dopo i 65 anni di età. Per questi pazienti per i quali il trapianto non è possibile, sono state messe a punto terapie basate sulla combinazione di più farmaci. Il trattamento per i pazienti non eleggibili per il trapianto di staminali prevede, solitamente, la somministrazione di un regime di induzione a tre farmaci.

Quando però non si riesce a rallentare il progredire della malattia, a questi tre farmaci possono essere aggiunte nuove molecole farmacologiche per valutare se vi è un miglioramento nell’efficacia del trattamento.

Nello studio Alcyone, alla combinazione già testata dei tre farmaci bortezomib, melfalan e prednisone (VMP), è stato aggiunto il daratumumab, un anticorpo monoclonale che riconosce e lega in maniera specifica la proteina CD38 espressa sulla superficie delle plasmacellule, andando in questo modo ad inibire la crescita cellulare.

Lo studio

Per lo studio sono stati arruolati, tra il 9 febbraio 2015 e il 14 luglio 2016, 706 pazienti di nuova diagnosi non eleggibili per la chemioterapia ad alte dosi con trapianto autologo di cellule staminali a causa della loro età (≥65 anni) o per la presenza di comorbilità. I pazienti sono stati divisi in modo casuale in due gruppi: quelli del primo gruppo hanno ricevuto il trattamento a tre farmaci (VMP), a quelli del secondo gruppo in aggiunta ai tre farmaci è stato somministrato anche il daratumumab (D-VMP). La randomizzazione ha tenuto conto dello stadio della malattia, della regione geografica (Nord America, Sud America, Europa e regione dell’Asia-Pacifico) e dell’età. Tutti i pazienti hanno ricevuto fino a nove cicli di 6 settimane di bortezomib sottocutaneo, melfalan e prednisone orale. I pazienti nel gruppo D-VMP hanno ricevuto daratumumab per via endovenosa una volta alla settimana durante il ciclo uno, una volta ogni 3 settimane nei cicli da due a nove e successivamente una volta ogni 4 settimane come terapia di mantenimento fino alla progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile. Come primaria misura di valutazione del raggiungimento dell’obiettivo dello studio è stata considerata la sopravvivenza libera da progressione, valutata dalla data di randomizzazione fino alla progressione della malattia o fino alla morte del paziente, qualora sopraggiunta prima. Tra le misure di valutazione dell’obiettivo secondario è stata considerata la sopravvivenza globale dei pazienti, definita come il numero di giorni intercorsi tra la data della randomizzazione e la data del decesso.

Già i risultati derivanti da una prima analisi dello studio erano stati buoni:

La sopravvivenza globale in pazienti con mieloma multiplo trattati con daratumumab in combinazione con bortezomib, melfalan e prednisone è significativamente migliore.

Michele Cavo

“Nel gruppo di pazienti trattati anche con il daratumumab i risultati sono stati significativamente migliori, sia in termini di sopravvivenza libera da progressione che di altri parametri di efficacia secondari. E, per questo, la terapia a quattro farmaci è stata approvata da EMA, l’Agenzia europea per i medicinali”,

spiega Michele Cavo, Professore di Ematologia all’Università degli Studi di Bologna, che ha partecipato allo studio.
I nuovi risultati, recentemente pubblicati, derivano da una rivalutazione del profilo di efficacia e sicurezza del daratumumab in combinazione con bortezomib, melfalan e prednisone, dopo un follow-up di oltre tre anni. Anche in questo caso la valutazione è stata positiva: “Il trattamento che prevede l’aggiunta di daratumumab determina un significativo miglioramento anche in termini di prolungamento della sopravvivenza globale, rispetto al gruppo controllo. Inoltre, ha mostrato un profilo di tossicità favorevole, anche nei pazienti più anziani, seppure con una maggiore frequenza di infezioni. Attualmente, questo regime rappresenta un nuovo standard nella terapia dei pazienti non eleggibili al trapianto in quanto offre risultati migliori, a fronte di una bassa tossicità”, conclude Cavo.

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