Un gruppo internazionale di esperti ha definito raccomandazioni aggiornate per la valutazione della risposta ai trattamenti dei pazienti con neoplasie mielodisplastiche (MDS) ad alto rischio. Di questo gruppo ha fatto parte Fabio Efficace, capo dell’Unita di Qualità di Vita del GIMEMA.
Le sindromi mielodisplastiche, recentemente ribattezzate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) neoplasie mielodisplastiche, comprendono malattie biologicamente e clinicamente diverse che colpiscono soprattutto gli adulti in età avanzata. Le terapie e gli esiti dei trattamenti variano molto in base al rischio e ad alcune caratteristiche del paziente, per questo è importante applicare un approccio terapeutico incentrato sul paziente e valutare il successo del trattamento in modo efficace. I criteri per definire la risposta al trattamento attualmente utilizzati per le MDS sono stati stabiliti nel 2006 dal gruppo di lavoro internazionale (IWG) e revisionati nel 2018, solo per quanto riguarda le MDS a basso rischio.
Col tempo, all’interno della comunità scientifica è sorta la necessità di aggiornare i criteri per valutare in modo migliore i risultati clinici delle nuove terapie in sperimentazione e introdurre altri indicatori, in aggiunta alla sopravvivenza globale, per misurare l’efficacia dei trattamenti.
La proposta che raccoglie le nuove raccomandazioni è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Blood. Il gruppo che si è occupato di lavorare a questo aggiornamento è composto da 36 esperti, provenienti da 14 Paesi dei cinque continenti.
I criteri IWG 2023 propongono significative modifiche ai criteri IWG 2006 per quel che riguarda le MDS ad alto rischio. Tra le novità introdotte, cui ha contribuito Fabio Efficace dell’Unità di Qualità di Vita del GIMEMA, c’è la raccomandazione a includere nelle sperimentazioni di fase II e III anche la misurazione dei Patient Reported Outcomes (PROs), ovvero, le informazioni sullo stato di salute riportate direttamente dai pazienti.
Il gruppo di esperti riconosce che la valutazione dei PROs (ad esempio qualità di vita, aspetti funzionali o sintomi) negli studi di fase II e III è molto importante per capire l’impatto delle nuove terapie dal punto di vista – unico – del paziente. Sottolinea, inoltre, l’importanza del rigore metodologico con cui i PROs devono essere valutati al fine di dare informazioni clinicamente rilevanti e utili alla comunità scientifica.
Altre proposte di criteri per valutare le risposte ai trattamenti nelle sperimentazioni cliniche includono modifiche ad alcuni valori soglia del sangue per stabilire lo stato di remissione completa dalla malattia; l’eliminazione dell’indicatore di remissione completa midollare e dell’indicatore di malattia stabile; l’introduzione di nuovi indicatori provvisori – remissione completa con recupero limitato della conta (CRL) e remissione completa con recupero ematologico parziale (CRh) –, da convalidare con studi specifici. Altre raccomandazioni propongono la standardizzazione degli indicatori che prendono in considerazione il tempo dalla manifestazione di un evento clinico, poiché questi hanno spesso definizioni e criteri diversi da studio a studio e risultano difficili da confrontare tra loro.
Questi sono solo alcuni dei nuovi criteri proposti nella pubblicazione. L’obiettivo generale degli esperti è fornire gli strumenti per migliorare la correlazione tra i risultati clinici raccolti dai medici e i risultati riportati dai pazienti, poiché spesso i dati clinici non riflettono a pieno ciò che è percepito dal paziente. In futuro – suggerisce il gruppo – la ricerca dovrebbe concentrarsi sulla standardizzazione e validazione della misurazione della malattia minima residua, delle risposte molecolari, di altri indicatori aggiuntivi che permettono di valutare la sopravvivenza globale, nonché di criteri di risposta in diversi contesti di trattamento (per esempio, dopo la terapia di prima linea o dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche).