Lo studio, basato sull’analisi di dati del mondo reale (RWE – real world evidence), ha messo in associazione la sopravvivenza delle persone over 65 con linfoma di Hodgkin con i trattamenti ricevuti, mostrando che regimi chemioterapici con più farmaci sono efficaci e attuabili, per chi li può tollerare, anche in questa fascia di popolazione.
Qual è la cura che garantisca la maggior sopravvivenza per gli anziani con linfoma di Hodgkin? È quanto si sono chiesti i ricercatori del Tufts Medical Center, a Boston, negli Stati Uniti, considerando che, generalmente, le persone anziane sono escluse dagli studi clinici: per ovviare a questa carenza è stato eseguito uno studio basato su una popolazione di pazienti over 65 con linfoma di Hodgkin, ed è stata valutata la relazione tra la mortalità ed il tipo di terapia ricevuta. Nonostante la mortalità tra i pazienti presentasse una certa variabilità, probabilmente sottendendo altri rischi di morte insieme al tumore, l’adozione di regimi chemioterapici completi e multiagenti (nei quali cioè vengono somministrati più farmaci chemioterapici insieme) portano a una migliore sopravvivenza anche nelle persone anziane. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Jama Network Open.
Il linfoma di Hodgkin è un tumore ematologico aggressivo che colpisce principalmente adolescenti e giovani adulti, per poi avere un nuovo picco di incidenza durante la terza età, intorno ai 70-80 anni. Questo tipo di linfoma è altamente curabile nei pazienti più giovani (che presentano tassi di sopravvivenza a 5 anni superiori all’85%); sfortunatamente, nei più anziani questo trend non è confermato, anzi, questi pazienti possiedono tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 60%.
Perché tanta differenza?
Dietro ci sarebbero diversi fattori biologici intrinsecamente connessi all’età che avanza, un rischio più elevato di morire per altre cause, effetti tossici correlati alle terapie, oltre che una riluttanza da parte degli operatori sanitari a trattare i pazienti di una certa età con terapie più aggressive ma maggiormente efficaci.
Il trattamento di elezione per il linfoma di Hodgkin, infatti, è la chemioterapia multiagente e la radioterapia: le persone anziane, specie quelle con altre malattie oltre al linfoma, potrebbero non tollerare questo tipo di terapie e quindi possono essere trattati con regimi chemioterapici parziali o approcci palliativi.
In realtà però, proprio perché sono pochi gli studi clinici che contemplano la partecipazione di over 65, l’effettiva associazione tra intensità del trattamento e mortalità a causa di linfoma non è mai stata indagata nel dettaglio, per lo meno fino ad ora. I ricercatori, quindi, hanno indagato questa relazione analizzando i dati dei registri epidemiologici nazionali, che forniscono informazioni del mondo reale come alternativa alle sperimentazioni cliniche, trovando una certa variabilità, legata probabilmente anche a morte per altre cause.
Comunque sia, per gli autori dello studio, anche negli anziani che riescono a tollerarli, l’aver completato i cicli di chemioterapia con più farmaci offre un vantaggio in termini di sopravvivenza.
Questo è importante per le future pratiche cliniche, perché, sebbene la sopravvivenza nei pazienti più anziani con linfoma di Hodgkin possa non raggiungere i livelli dei pazienti più giovani, esistono opportunità per selezionare i trattamenti migliori che ottimizzino la sopravvivenza e che siano comunque efficaci.