Il nuovo lavoro condotto da un gruppo di ricercatori GIMEMA, che utilizza il modello statistico “multi-state modelling” aumenta la comprensione del processo di malattia, rifinendo i risultati di uno studio concluso nel 2015.
Il decorso di una malattia onco-ematologica è complesso: dal momento della diagnosi alla valutazione dei risultati ottenuti da un paziente possono verificarsi diversi eventi in grado di influenzare l’andamento della malattia e gli esiti degli interventi terapeutici. I tradizionali modelli di analisi non contemplano queste eventualità, rendendo, talvolta necessari ulteriori approfondimenti con modelli statistici più complessi. È quanto messo in pratica da un gruppo di ricercatori GIMEMA in un nuovo studio presentato alla 64esima edizione del congresso della Società americana di ematologia (ASH 2022), tenutosi dal 10 al 13 dicembre 2022, a New Orleans, negli Stati Uniti.
I ricercatori, infatti, hanno eseguito una post-hoc analysis dello studio GIMEMA AML1310, conclusosi nel 2015, condotto su pazienti adulti con leucemia mieloide acuta e basato sulla stratificazione del rischio e sull’assegnazione al trattamento eseguita attraverso l’analisi di specifici biomarcatori genetico-molecolari e della malattia residua misurabile. In particolare, per i pazienti erano previste tipologie di trapianto diverse (trapianto allogenico o autologo) secondo le diverse categorie di rischio e i livelli di malattia minima residua e venivano stimate, nei sei anni di follow-up dello studio, la sopravvivenza totale e la sopravvivenza libera da malattia.
La nuova analisi, eseguita sfruttando lo strumento statistico dei cosiddetti multi-state model, ha permesso di valutare gli eventi intermedi che possono influenzare il decorso della malattia, corroborando i risultati ottenuti nello studio AML1310. L’analisi conferma la validità della linea adottata da GIMEMA in recenti studi, alcuni dei quali tuttora in corso, e in generale aumenta la comprensione del processo della malattia e degli effetti del trattamento nella leucemia mieloide acuta.
“Quando si tratta di studi in cui viene valutata la sopravvivenza, come l’AML1310, quello che si fa è modellizzare il processo della malattia: prendendo come riferimento uno stato iniziale – generalmente l’inizio del trattamento dopo una diagnosi di leucemia – si valuta lo stato finale dei pazienti, che può essere, appunto, la sopravvivenza o meno”, spiega a GIMEMA Informazione Alfonso Piciocchi, primo autore dello studio e coordinatore scientifico della Fondazione GIMEMA.
“In realtà il lavoro è più complesso, perché nel corso della sperimentazione possono accadere eventi che a loro volta sono in grado di influenzare gli esiti dello studio stesso; in gergo, tali eventi vengono chiamati stadi intermedi. Nel caso delle malattie ematologiche, per esempio, sono considerati stadi intermedi il raggiungimento della remissione completa dopo la terapia di induzione, il trapianto di cellule staminali, l’insorgenza di una recidiva: tutti questi eventi, infatti, possono influenzare la sopravvivenza e, quindi, i risultati dello studio clinico”.
Pertanto, al fine di cogliere la complessità dello studio AML1310 e ottenere risultati più dettagliati, i ricercatori hanno rianalizzato la coorte dei partecipanti allo studio (500 pazienti) applicando il multi-state model. In particolare, è stata stimata la probabilità dell’insorgenza di eventi intermedi come una remissione completa, una recidiva, un trapianto e una recidiva post-trapianto e valutata l’influenza di essi sulla sopravvivenza dei pazienti.
“Dalla nuova analisi emerge che i pazienti classificati a basso rischio presentavano un alto rischio di recidiva, nonostante con un tasso di mortalità inferiore dopo la recidiva, confermando che anche per i pazienti a basso rischio potrebbe essere necessario un trapianto allogenico sulla base della valutazione della malattia minima residua”, aggiunge Piciocchi. “Questo dato ha ulteriormente confermato lo schema terapeutico adottato nel nuovo studio GIMEMA AML1819 (studio aperto all’arruolamento)”.
Inoltre, l’uso di un approccio guidato dalla malattia minima residua nel gruppo a rischio intermedio si è tradotto in una migliore sopravvivenza dopo il trapianto, confermando quanto già mostrato nello studio AML1310. “In sostanza, questa analisi rifinisce i risultati dello studio AML1310, in modo da capire in maniera più profonda il processo di malattia nei pazienti con leucemia mieloide acuta”, conclude Piciocchi.