La Leucemia Acuta Mieloide (LAM) è una malattia caratterizzata da una grande variabilità a causa delle numerose mutazioni genetiche (oltre 200 quelle identificate fino ad oggi). Alla luce di questa enorme variabilità nel 2010, sotto l’egida dell’European LeukemiaNet (ELN), è stato definito un sistema di classificazione del rischio che identificava 4 categorie (Favorevole, Intermedio I, Intermedio II, Sfavorevole – ELN-2010) in cui ogni classe definisce un contesto di mutazioni molecolari/citogenetiche che influenzano sia la prognosi che le terapie da somministrare.
Negli anni i ricercatori si sono resi conto che la classificazione del rischio intermedio poteva essere semplificata e nel 2017 è stata definita la classificazione a tre fasce di rischio (ELN-2017; favorevole, intermedio, sfavorevole). In un articolo appena pubblicato sulla rivista Cancer, un gruppo di ricercatori della University of Texas, MD Anderson Cancer Center ha voluto validare l’efficacia di questa nuova classificazione a tre voci nel caso di LAM con FLT3 mutato .
“Nella Leucemia acuta mieloide (LMA) la mutazione del gene FMS-like 3 (FLT3) è spesso associata alla mutazione del gene nucleophosmin-1 (NPM1). – spiega il prof. Francesco Buccisano, ematologo presso il Policlinico Universitario di Tor Vergata a Roma – La versione aggiornata delle linee guida ELN 2017 distribuisce i casi con la combinazione di queste mutazioni in 3 categorie:
- NPM1 mutato con FLT3 wildtype o NPM1 mutato con low allelic ratio (prognosi favorevole),
- NPM1 mutato con FLT3 mutato con alto allelic ratio e NPM1 wildtype con FLT3 wildtype o FLT3 mutato con low allelic ratio (prognosi intermedia),
- NPM1 wildtype con FLT3 mutato con alto allelic ratio (prognosi sfavorevole).”
L’analisi ha, nella sostanza, confermato il valore prognostico della classificazione ELN evidenziando però un’importante eccezione. Nel caso di un particolare profilo genetico (NPM1 wildtype con FLT3 mutato con alto allelic ratio), condizione ritenuta a prognosi sfavorevole, i risultati osservati sono stati superiori all’atteso, simili a quelli della classe di rischio intermedio.
“La spiegazione di questo fenomeno è verosimilmente dovuta al fatto che in questa categoria a prognosi sfavorevole il numero di pazienti trapiantati è stato superiore (59%) rispetto ai pazienti a rischio intermedio (20-30%) e favorevole (50%). – commenta Buccisano – Inoltre circa il 30% di questi aveva ricevuto vari inibitori di FLT3, farmaci in grado di migliorare sensibilmente la prognosi. Questa esperienza non altera la validità della classificazione ELN ma suggerisce come il progresso nella ricerca clinica e farmacologica nel campo della LMA renda necessario un aggiornamento continuo delle classificazioni prognostiche.”