La ricerca scientifica in laboratorio utilizza intensamente modelli cellulari delle malattie più comuni, ma può capitare che i risultati ottenuti in vitro non vengano poi replicati in vivo, cioè quando si trasferiscono le conoscenze su organismi viventi. Perchè?
Esistono diverse spiegazioni per motivare questa discrepanza. Può dipendere, per esempio, dal modo in cui sono state originariamente selezionate le cellule o, addirittura, dalla modifica del corredo genetico avvenuta nel corso di molti anni in laboratorio, replicazione dopo replicazione. Questi ed altri eventi possono far sì che le cellule modello si allontanino dalle originarie condizioni e quindi perdano la completa rappresentatività della malattia, complicando il lavoro di comprensione da parte dei ricercatori.
A questo tipo di problemi vuole dare una risposta la Human Cancer Models Iniziative (HCMI, iniziativa presentata lo scorso 11 Luglio) che si propone di creare una banca dati condivisa dove raccogliere nuove linee cellulari modello. Nelle intenzioni dei quattro grandi enti di ricerca che sostengono il progetto ( Wellcome Trust Sanger Institute, US National Cancer Institute (NCI), Hubrecht Organoid Technology e Cancer Research UK ) ognuno dei nuovi modelli sarà corredato di utili informazioni, come una dettagliata analisi genetica e il dettaglio delle terapie farmacologiche somministrate al paziente da cui provengono.
Ma non è tutto, l’iniziativa infatti punta molto sulla collaborazione dei ricercatori per la standardizzazione nella preparazione di queste linee cellulari. La condivisione delle conoscenze consentirà quindi anche di migliorare le tecniche di raccolta e coltura di queste cellule, soprattutto per quelle più difficili da far crescere come, ad esempio, quelle di linfoma. Saranno inoltre utilizzate anche recentissime tecniche, come le colture tridimensionali chiamate organoidi, che cercano di simulare lo stesso microambiente in cui si trovano le cellule tumorali in condizioni normali.
I promotori del progetto contano di depositare un migliaio di nuove linee cellulari nel corso dei prossimi tre anni ma, di fatto, tutti si dicono convinti che con il miglioramento delle tecniche si potrà arrivare alle 10.000 linee cellulari molto velocemente. Questo rappresenterebbe un traguardo veramente importante, un’enorme risorsa per la ricerca biologica che disporrebbe di modelli in vitro effettivamente capaci di rappresentare le molteplici peculiarità delle malattie.