Nei pazienti affetti da Policitemia Vera il primo obiettivo della terapia è quello di evitare le complicanze della malattia. La diminuzione dell’ematocrito, cioè del numero di cellule circolanti, al di sotto della soglia del 45% è uno dei primi interventi a cui si mira ed il risultato può essere raggiunto con il regolare salasso terapeutico (flebotomia) o con l’utilizzo di farmaci citoriduttori. Ma se e come questi trattamenti influiscano sulla sopravvivenza generale e sull’insorgenza delle complicanze nel corso di malattia è una domanda che i ricercatori si sono posti.
Una risposta è nello studio apparso sul British Journal of Hematology in cui i ricercatori svedesi, in collaborazione con colleghi francesi e danesi, hanno effettuato un’analisi retrospettiva su oltre 200 pazienti trattati nei loro centri di riferimento. Dai dati emerge la rilevanza prognostica di due valori (età del paziente e valori di LDH), che mostrano di essere indicativi nel prevedere una futura insorgenza di complicanze.
I ricercatori hanno anche osservato che i pazienti trattati con farmaco citoriduttore (tipicamente Idrossiurea) hanno avuto un vantaggio statisticamente significativo in termini di sopravvivenza rispetto ai pazienti trattati con la sola flebotomia, perdipiù con una minore incidenza di complicanze vascolari.
Infine i ricercatori tranquillizzano anche sul destino di quei pazienti che, pur già in trattamento con citoriduttori, devono necessariamente essere sottoposti anche a salasso terapeutico per raggiungere gli obiettivi prefissati. I dati fanno ritenere che la concomitanza delle due terapie è una pratica che può essere considerata sicura e non incide negativamente sulla sopravvivenza.
Lo studio in numeri