Le nuove terapie antitumorali stanno cambiando le cure e la vita dei pazienti malati di cancro. Le terapie mirate — come i farmaci a bersaglio molecolare — o le immunoterapie — come gli inibitori delle tirosin-chinasi (TKI) — migliorano la prognosi di diversi tumori e la qualità della vita dei malati di leucemia.
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L’importante passo in avanti delle nuove cure ha spinto i ricercatori dell’unità di Qualità di vita della Fondazione GIMEMA a elaborare nuove misure per valutare il benessere in relazione allo stato di salute (HRQoL) nei pazienti affetti da malattie ematologiche. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Journal of clinical Epidemiology, Francesco Cottone e il suo gruppo di lavoro propongono di adottare, soprattutto per le nuove terapie, due nuove misure: il tempo di miglioramento della qualità di vita – che vuole misurare il tempo che le cure impiegano per stimolare miglioramenti percepiti dal paziente – e la durata del miglioramento – che vuole invece misurare quanto durano i miglioramenti e se dopo la loro manifestazione si verificano eventuali peggioramenti.
“Oggi – spiega Francesco Cottone, statistico dell’unità Qualità di vita del GIMEMA – è molto comune misurare il peggioramento nella qualità della vita, causato principalmente da terapie pesanti come le chemioterapie”. A parità di risultati terapeutici fra cure diverse, si calcola quanto tempo una terapia impiega a manifestare i suoi effetti collaterali nei pazienti. “Il principio alla base di questa valutazione è: più tempo ci mette una terapia a manifestare gli effetti collaterali, migliore sarà la qualità di vita dei pazienti”.
Le terapie mirate e le immunoterapie hanno minori effetti collaterali e nei pazienti si possono rilevare miglioramenti nello stato di salute generale.
“Con le nuove terapie la prospettiva cambia. Il principio è: prima arriva il miglioramento della qualità della vita migliore è la terapia. Per questo abbiamo pensato che fosse necessario introdurre misure capaci di calcolare questo fattore”,
continua Cottone. Queste valutazioni servono a indicare a medici e pazienti quali farmaci prediligere di volta in volta.
“La qualità della vita in relazione allo stato di salute è un concetto multidimensionale – spiega Cottone – dipende cioè da diversi fattori: dai sintomi, come dolore e senso di stanchezza; dalla capacità di portare a termine un certo tipo di attività, per esempio portare le buste della spesa o semplicemente passeggiare; e infine dallo stato generale di salute del paziente”. Le informazioni vengono direttamente dai pazienti e riflettono il benessere percepito in prima persona. Ai pazienti vengono sottoposti questionari con domande specifiche su ognuno dei fattori indicati. Dalla valutazione dei questionari è possibile capire quali aspetti della vita migliorano prima e su quali invece è necessario intervenire per stimolare ulteriori benefici.
“La qualità di vita è un aspetto sempre più importante nella ricerca sul cancro, perché integra i risultati della ricerca clinica più tradizionale in modo da migliorare l’assistenza ai pazienti”, conclude il ricercatore.