Lo schema terapeutico chemio-free con dasatinib e blinatumumab somministrato ai pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta con cromosoma Philadelphia positivo ha dato risultati incoraggianti anche nel follow up a lungo termine.
I dati aggiornati ottenuti dallo studio clinico GIMEMA LAL2217, ancillare del precedente GIMEMA LAL2116 (D-ALBA), sono stati presentati al congresso della European Hematology Association (EHA) che si è tenuto a Vienna a giugno 2022.
La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è un tumore ematologico raro che si manifesta più frequentemente nei bambini che negli adulti. Negli adulti però è più diffusa un’alterazione cromosomica delle cellule tumorali, definita cromosoma Philadelphia (Ph+), che causa una minore risposta ai farmaci antitumorali e, di conseguenza, una prognosi peggiore. La chemioterapia è attualmente il trattamento standard di prima linea per questa forma di leucemia seguita dal trapianto di midollo osseo nel caso di recidiva o di mancata risposta alla terapia. I pazienti anziani o in condizioni generali compromesse sono tuttavia spesso esclusi da queste opzioni terapeutiche efficaci ma aggressive.
Per questi pazienti è di fondamentale importanza sviluppare trattamenti mirati che diano buoni risultati in termini di sopravvivenza senza l’elevata tossicità dei farmaci chemioterapici.
A questo proposito, lo studio GIMEMA LAL2116 ha aperto la strada a un innovativo trattamento di prima linea della leucemia linfoblastica acuta Ph+. Si tratta di uno schema terapeutico senza chemioterapia che prevede la somministrazione di dasatinib, un inibitore delle tirosin chinasi (TKI), nella fase iniziale del trattamento e quella di blinatumumab, un anticorpo monoclonale bispecifico, nella successiva fase di consolidamento. I primi risultati dello studio erano stati pubblicati a ottobre 2020 sul New England Journal of Medicine e avevano riportato una sopravvivenza complessiva del 95% dopo 18 mesi.
A distanza di quasi due anni, in occasione del congresso EHA 2022, sono stati presentati i risultati aggiornati ottenuti da GIMEMA LAL2217 che ha seguito i pazienti coinvolti nel precedente studio per una media di 40 mesi allo scopo di monitorare l’efficacia della terapia chemo-free.
Durante il follow up a lungo termine dei 63 pazienti inizialmente reclutati si sono ottenuti risultati incoraggianti: la sopravvivenza complessiva stimata a 48 mesi è del 78% e la sopravvivenza libera da malattia è del 75%, significativamente migliore nei pazienti che hanno raggiunto una risposta molecolare già nella fase di induzione con dasatinib.
Lo scopo secondario dello studio era quello di raccogliere dati sulle scelte terapeutiche post blinatumumab che sono effettuate dai medici a discrezione della loro esperienza clinica. Dei 58 pazienti che hanno iniziato il trattamento con blinatumumab, 29 hanno proseguito con l’assunzione di farmaci inibitori delle tirosin chinasi: 21 con dasatinib, 2 con imatinib e 5 con ponatinib. Altrettanti pazienti sono stati sottoposti a un trapianto allogenico di midollo osseo (da parenti, donatori volontari, donatori aploidentici o da sangue del cordone ombelicale). Nel corso del follow up 9 pazienti sono andati incontro a recidiva (4 ematologiche, 4 con coinvolgimento del sistema nervoso centrale e una nodale) con una tempistica media di 4,4 mesi e sono state registrate 9 morti, 6 delle quali tra i 29 pazienti che hanno ricevuto un trapianto di midollo osseo.
La conferma dei risultati che si erano ottenuti nella fase preliminare dello studio è incoraggiante e la ricerca continuerà con lo studio di fase III GIMEMA LAL2820. In questa fase, visto il numero di recidive che hanno colpito il sistema nervoso centrale, verrà aumentata la profilassi per prevenirne la comparsa.