“Il futuro dell’oncologia non è domani, è oggi. La risposta all’emergenza oncologica causata indirettamente dalla pandemia da Covid-19 deve arrivare subito”.
Agire in fretta è la parola d’ordine ed è più volte ricorsa durante il webinar recentemente organizzato organizzato da Motore Sanità in collaborazione con FAVO – Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, dal titolo “Cancro e covid, l’emergenza nell’emergenza. L’oncologia nell’era intra e post pandemica”.
La pandemia di Covid-19 ha avuto forti ripercussioni negative sulla cura del cancro, interrompendo azioni di prevenzione, trattamenti e follow up, ritardando diagnosi e vaccinazioni e incidendo sull’accesso ai farmaci e provocando decessi. Dall’inizio della pandemia le ferite sono profonde, sia perché il personale sanitario è stato spesso dirottato verso l’assistenza ai malati Covid-19, sia perché la volontà di ridurre il rischio di contagio ha prevalso sulla necessità di eseguire visite ed esami diagnostici.
“Durante la pandemia lo sforzo delle oncologie è stato quello di garantire la tempestività di tutti i trattamenti attraverso l’organizzazione di percorsi sicuri per i pazienti oncologici”, ha spiegato Massimo Di Maio, Segretario Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) e Direttore dell’Oncologia Medica presso l’Azienda Ospedaliera Mauriziano di Torino.
“Oggi dobbiamo continuare a garantire le cure, creare le condizioni per attuare l’integrazione tra ospedale e territorio per la gestione ottimale del paziente, un problema che è stato ancora più clamoroso in questo anno di emergenza, ma non dimentichiamoci di un altro aspetto: per la gestione ottimale e la migliore soddisfazione del paziente sono necessari più tempo da dedicargli e più risorse umane che dovranno essere definite da un nuovo piano oncologico nazionale”.
La pandemia ha minato anche la ricerca in oncologia.
“Abbiamo registrato un calo notevole della partecipazione ai trial clinici e voglio ricordare che per i pazienti oncoematologici la possibilità di parteciparvi può fare una grande differenza poiché ha un impatto reale sull’assistenza” – ha spiegato Marco Vignetti, Presidente Fondazione GIMEMA.
“Ci dovrebbe essere una grande attenzione da parte delle istituzioni a trovare vie per finanziare direttamente le reti esistenti come GIMEMA, AIEOP e altre, che continuano a garantire la presenza sul territorio, l’assistenza domiciliare, la diagnosi precoce e l’accesso alle terapie mediche più avanzate, nonostante la pandemia. Piuttosto che progettare cose nuove che rischiano di richiedere anni per entrare a pieno regime e diventare efficienti, bisognerebbe riuscire a sostenere i migliori gruppi cooperatori in maniera pratica, offrendogli infrastrutture e finanziamenti. Questo potrebbe dare in tempi brevissimi un’accelerazione enorme alla ricerca e alla qualità dell’assistenza al paziente”.
Il documento di sintesi del convegno è disponibile qui.