Ricevere una diagnosi di linfoma durante una gravidanza è un’evento doppiamente traumatico, che genera molte domande sulle scelte da effettuare per il più corrento trattamento della patologia. Uno studio appena pubblicato su JAMA Oncology sembra risolvere qualche dubbio, evidenziando come non ci sia differenza di risultato tra le donne che hanno deciso di posticipare il trattamento e rispetto a quelle che lo hanno cominciato durante la gravidanza.
Nello studio, i ricercatori guidati da Chelsea Pinnix, medico dell’Istituto MD Anderson Cancer Center di Houston, hanno esaminato la storia clinica di 39 pazienti (31 Hodgkin, 8 non-Hodgkin) a cui è stata diagnosticata la malattia nel corso della gravidanza. I dati a cinque anni dall’evento mostrano che non ci sono sostianziali differenze di risultato tra chi ha iniziato le cure dopo il parto rispetto a chi le ha iniziate nel secondo/terzo trimestre, senza che questo influisse sui bambini, nati esenti da malformazioni o anomalie rilevabili.
“Questi e altri dati indicano che mentre è sicuro trattare le pazienti durante la gestazione, è preferibile non farlo nel corso del primo trimestre” e, prosegue la Pinnix ” Per le donne in questa posizione, la decisione se cominciare o meno la cura in quel periodo è la più importante da effettuare”.
In conclusione del lavoro gli autori non mancano di sottolineare come, oltre che dal loro ematologo, queste pazienti dovrebbero essere seguite anche da medici specializzati in gravidanze ad alto rischio.