Una partecipazione da record, per un argomento di straordinaria attualità: le reazioni ematologiche post vaccino. Al centro del webinar organizzato da Fondazione Gimema, le caratteristiche della nuova e rarissima sindrome VITT (trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino) e le strategie terapeutiche attualmente a disposizione.
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Dopo le prime segnalazioni dello scorso marzo relative alla sospensione del vaccino Astrazeneca, a causa di trombosi sospette, il GIMEMA ha voluto dare il suo contributo per fornire agli operatori sanitari le più aggiornate informazioni sul tema e fare ordine tra le conoscenze scientifiche disponibili. La Fondazione ha organizzato lo scorso 14 aprile il webinar “Reazioni avverse di interesse ematologico dopo vaccinazioni anti COVID-19”, moderato da Francesco Passamonti, professore associato di ematologia all’Università dell’Insubria.
Cos’è questa nuova sindrome e perché il focus è su Astrazeneca
“Premetto anzitutto – ha affermato Valerio de Stefano, vicepresidente della Società italiana studio emostasi e trombosi (SISET) e presidente commissione AIFA – che i vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca presentano tutti la stessa efficacia nei pazienti Covid-19 per quanto riguarda ospedalizzazione e morte”. Dunque la questione si sposta dall’efficacia agli effetti collaterali del vaccino.
I casi ematologici di cui si sta discutendo sono rari, infinitamente meno frequenti rispetto a quelli causati da un’infezione da SARS-Cov2 (come la coagulopatia associata a Covid-19 – CAC). Riguardano l’insorgenza di una trombosi venosa in sede atipica (in particolare nel distretto nervoso centrale e nelle vene splancniche) associata a una grave piastrinopenia (riduzione del numero di piastrine), dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca.
“La severità della piastrinopenia – ha chiarito poi Sergio Siragusa, professore associato al Policlinico universitario di Palermo – differenzia questo quadro clinico dalla piastrinopenia indotta da eparina (HIT) classica, che invece si presenta in forma moderata. Nonostante non ci sia unanime concordanza tra gli esperti, il nome più conosciuto per questa nuova e per molti versi sconosciuta sindrome è VITT: trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino”. Se pure si tratta di una condizione clinica eterogenea, elementi comuni sembrano essere il sesso femminile e l’età inferiore a 60 anni. Il tempo d’insorgenza dei sintomi è stimato tra il quarto e il sedicesimo giorno.
“Un’ipotesi, seppur tra mille punti interrogativi – ha evidenziato Rossella Marcucci, professore associato di medicina cardiovascolare all’Università di Firenze – attribuisce la responsabilità all’adenovirus”.
È il vettore utilizzato solo da una determinata tipologia di vaccini: Astrazeneca, Johnson & Johnson e Sputnik. Il meccanismo fisiologico sarebbe simile a quello della forma autoimmune di piastrinopenia indotta da eparina, patologia che, a differenza della forma classica, vede una severa piastrinopenia come nella VITT.
Quali approcci terapeutici
“Sappiamo di non sapere”, ha esordito Marco Marietta, responsabile struttura semplice Malattie della coagulazione all’Azienda ospedaliero-universitaria policlinico di Modena. In ogni modo la Società Italiana Studio Emostasi e Trombosi (SISET) ha pubblicato un position paper che fornisce le linee guida terapeutiche da adottare con pazienti che presentano trombosi cerebrali o della vena splancnica in associazione a piastrinopenia dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca.
Dal punto di vista della gestione sanitaria immediata, in questi casi è importante avvertire rapidamente il sistema di farmacovigilanza e ricoverare il paziente in terapie intensive: questi pazienti non possono rimanere in reparti che non sono in grado di garantire il monitoraggio adeguato.
“Siamo consapevoli – ha chiarito Marietta – che le terapie intensive sono sotto forte pressione, ma sappiamo anche che queste condizioni cliniche si presentano in 80 casi su 25 milioni di vaccinazioni”.
È necessaria anche una corretta valutazione del quadro clinico per non intasare inutilmente le radiologie, hanno poi evidenziato all’unanimità i relatori. L’allarme deve scattare solo nel caso in cui il paziente sia sintomatico, con trombosi e piastrinopenia. In parallelo bisogna prestare attenzione alle tempistiche, considerato che siamo a conoscenza dell’intervallo temporale tra la vaccinazione e la manifestazione clinica della VITT.
La SISET ha evidenziato l’importanza di raccogliere materiale per aumentare le conoscenze a disposizione dei sanitari, per esempio attraverso la realizzazione di un registro. A oggi nessuno infatti possiede una strategia terapeutica ottimale, e gli esperti mostrano sensibilità diverse. Per non smarrirsi tra tanti dubbi e interrogativi sarà necessario costruire percorsi condivisi e trasparenti.